lunedì 22 settembre 2008

Villa Adriana "articolo Archeo" (parte II)

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Infatti esplorate anche il terre­no intorno, per conoscere qua­li siano i collegamenti del tea­tro con gli altri edifici della Villa. Dalla forma del monumen­to era già noto che questo era un teatro di tipo greco?

Il nome di “Teatro Greco”, come è avvenuto per altri edifici della Vil­la, era nato, da una situazione tra

poetica e archeologica: vi si era riconosciuta una forma che non è quella abituale del teatro romano. Ma dopo le prime risultanze siamo in grado di affermare che non si tratta neppure di un vero teatro greco. Anche qui si manifesta il gioco, cosi frequente nell'architettura adrianea, di partire da forme già note per farle diventare alte. Si prende come prototipo il teatro greco e poi lo si trasforma, così da farlo diventare un’architettura neppure propriamente romana, ma del tutto adrianea.

Sappiamo che Adriano era un artista e un architetto egli stes­so, che creava le forme archi­tettoniche dalle proprie idee in campo costruttivo.

Si, egli costruiva secondo le sue idee; questo teatro lo ha voluto co­struire come un teatro di corte. Questo non è certo un teatro per la plebe.

È appoggiato alla collina, se­condo lo schema greco?

Solo in parte; perché alle spalle del­la cavea si trova una galleria, che è vuota, e sotto c'è l' ambulacro che è prettamente romano, Adriano non voleva un teatro tradizionale, voleva creare un' altra cosa, e noi abbiamo pensato subito che questo edificio avesse qualcosa di innova­tivo, La linea geometrica del circui­to esterno non è né greca né roma­na, si avvicina piuttosto a una ellis­se: deformando l'idea del cerchio, l'orchestra ha una curvatura che va oltre il semicerchio, e si stringe a ferro di cavallo.

L'utilizzo che si faceva del tea­tro non è ancora chiaro?

No, non ancora, Inoltre i muri so­no stati del tutto privati del loro ri­vestimento, sono stati trovati solo dei pezzettini di marmo, marmi bellissimi ma solo in frammenti.

E dove sono finite le lastre che lo ricoprivano?

Dappertutto: a Tivoli, a Villa d’Este, a Roma, dove nell’Ottocento c’erano negozi che vendevano marmi antichi. Si vede benissimo, qui nell’orchestra, come avevano strappato direttamente i blocchi di marmo, che erano delle migliori cave, bian­chi e colorati, e quindi molto ri­cercati. Quel poco che è rimasto però dimostra una raffinatezza di lavorazione degna di Adriano: basta guardare i frammenti di cornicione, che sono lavorati tutti a mano co­me se fossero sculture. Peccato che non si abbia neppure l'idea di co­me fosse la decorazione architetto­nica, né il programma iconografico, che doveva essere splendido,

Il problema della interpretazione è poi complicato dai moltissimi re­stauri alle murature, effettuati fin dal XIX secolo, soprattutto dopo le spoliazioni ottocentesche. Abbiamo dovuto imparare a leggere tutte le differenze di epoca e di intervento, Il corpo della scena è molto restau­rato, mentre all' esterno, dietro la scena, vi era probabilmente un tipi­co porticus post scaenam: abbiamo vi­sto solo l'inizio del muro, ma ciò è sufficiente per ricostruirne l'andamento,

Uno dei maggiori problemi dello scavo è proprio l'acqua che sale for­tissima dalla falda freatica e impedi­sce di lavorare. Ci sono tre idrovo­re per contenerla, ma non riuscia­mo a smaltirla.

…continua

Tratto da Archeo 251 Gennaio 2006

1 commento:

Alessio ha detto...

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