mercoledì 22 ottobre 2008

Biennale Architettura - Mostra Internazionale di Architettura - Venezia - Out There: Architecture Beyond Building

Venezia, 10 settembre 2008

La Fondazione La Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta, inaugura la 11. Mostra Internazionale di Architettura dal titolo Out There: Architecture Beyond Building, diretta da Aaron Betsky. La Mostra sarà aperta al pubblico da domenica 14 settembre a domenica 23 novembre 2008.

Secondo Aaron Betsky - già direttore per sei anni del Netherlands Architecture Institute (NAI) di Rotterdam, uno dei più importanti musei e centri di architettura del mondo, e dallo scorso anno direttore del Cincinnati Art Museum – la 11. Mostra si orienta verso un’architettura oltre il costruire per affrontare i temi centrali della nostra società. Invece di edifici, presenta installazioni realizzate da architetti che hanno risposto allo stimolo di Betsky raccogliendone la sfida. Tale sfida si riverbera su di noi, incoraggia la nostra capacità di lettura e, attraverso l’emozione, ci dà la possibilità di trarre delle considerazioni sul senso del mondo e su come sentirci a casa in esso. Betsky indica “quello che dovrebbe essere un fatto ovvio: l’architettura non è ‘il costruire’. L’architettura deve andare oltre gli edifici perché gli edifici non sono una realtà sufficiente. Sono grandi e dispendiosi accumuli di risorse naturali difficilmente adattabili alle condizioni sempre mutevoli della vita moderna”.

“Gli edifici sono perlopiù brutti, inutili e dispendiosi. Eppure l’architettura è bella - dice Betsky - può collocarci nel mondo come nessun’altra arte è in grado di fare. Può farci sentire a nostro agio nella realtà moderna. Offre e plasma quel fenomeno che nel mondo attuale è uno dei lussi più preziosi: lo spazio. La mostra raccoglie e incoraggia la sperimentazione: quella delle strutture effimere, delle visioni di altri mondi o di prove tangibili di un mondo migliore. Non vuole presentare edifici già esistenti e di cui si può godere nella vita reale. Non vuole proporre soluzioni astratte a problemi sociali, ma intende vedere se l’architettura, sperimentando nella e sulla realtà, può offrire forme concrete e immagini seduttive”.

L'11. Mostra Out There: Architecture Beyond Building presenta pertanto, articolandosi nelle aree espositive del Padiglione Italia ai Giardini e dell’Arsenale, installazioni, manifesti d’intento, scenari utopici. Questi sono esperimenti realizzati qui per lo scopo specifico della mostra: ricercare forme per cui l’architettura rinnovi se stessa, lo spazio in cui viviamo, la nostra esistenza. Se all’Arsenale il visitatore incontra 23 Installazioni, al Padiglione Italia scopre il lavoro sperimentale di 55 studi internazionali e una ricognizione dei Masters of the Experiment.

Le Corderie dell’Arsenale si aprono con Hall of Fragments, di David Rockwell con Casey Jones + Reed Kroloff: un’opera interattiva che riflette sulla capacità dell’architettura di sprigionare la propria forza visionaria attingendo dall’immaginario cinematografico. Le Corderie presentano Installations di grandi dimensioni che “non sono prototipi di edifici – spiega Betsky – non sono affermazioni costruite della purezza della forma, non sono esempi di esperimenti che hanno luogo altrove”. Rappresentano invece modi sempre diversi di interrogarci sull’architettura e su come è possibile sentirsi “a casa” nel mondo. Questa mostra lancia una sfida che va considerata nell’insieme delle opere presentate, al di là del significato di ciascuna. È una sfida di dialogo con il pubblico e non un atto di isolamento. Gli architetti comunicano con il visitatore attraverso i Manifestos, dichiarazioni d’intento presentate dagli stessi autori per coinvolgerlo nelle loro visioni e nella loro idea di architettura. L’obiettivo è quello di ristabilire un terreno comune e una comune comprensione delle cose. I partecipanti della sezione Installations sono: Asymptote, Atelier Bow Wow, Barkow Leibinger Architects, Nigel Coates, Coop Himmelb(l)au, Diller Scofidio+Renfro, Droog Design+Kesselkramer, Vicente Guallart, Frank O. Gehry, Zaha Hadid, Ante Liu, Greg Lynn, M-A-D, Massimiliano Fuksas, MVRDV, Penezić e Rogina, Philippe Rahm, Matthew Ritchie in collaborazione con Aranda/Lasch e Daniel Bosia/ARUP AGU, Kramervanderveer, Thonik e UNStudio. Il percorso espositivo prosegue all’esterno delle Corderie con una capanna odierna del Kazakistan, proposta da Totan Kuzembaev, che rappresenta il punto di incontro tra la civiltà nomade tradizionale e quella contemporanea. La visita si conclude nel Giardino delle Vergini, nuovo spazio acquisito dalla Biennale di Venezia, con Towards Paradise, landscape installation a opera del gruppo Gustafson Porter – Gustafson Guthrie Nichol.



4 commenti:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny